Il 61% degli intervistati è contrario alla costruzione della nuova centrale a carbone. Per il 65% porterà danni alla salute e all’ambiente. Per il 60% rovinerà paesaggio e coste. Sondaggio ISPO dal WWF Svizzera
Un nuovo sondaggio, stilato dall’istituto di ricerca ISPO su incarico del WWF Svizzera, mostra chiaramente come la maggioranza della popolazione della provincia di Reggio Calabria sia contraria alla costruzione della centrale a carbone di Saline Joniche per opera della SEI-Repower, che ha sede a Poschiavo, nel Cantone dei Grigioni. Ben il 61% degli interpellati è contrario alla sua costruzione (di cui il 37% molto contrario), mentre solo il 26% è favorevole (solo il 5 per cento molto favorevole). Inoltre, il 57% degli intervistati sa che le centrali a carbone hanno un impatto diretto sull’inquinamento del territorio circostante e aggravano i cambiamenti climatici; il 65% crede che la centrale porterà “danni alla salute e all’ambiente”, e il 60% ritiene che “il progetto rovinerà il paesaggio e le coste della Calabria”. Solo 2 reggini su 10 invece credono che le centrali a carbone non abbiano ripercussioni negative su ambiente e salute.
Questa è una nuova voce che si va ad aggiungere per la tutela delle coste, nel mese della campagna del WWF Italia “Un mare di oasi per te”.
“La popolazione calabrese si è dimostrata molto più avanti di chi crede che il carbone abbia ancora un futuro come fonte di energia e ha detto chiaramente di voler tutelare il clima globale, le proprie coste e la salute dell’ambiente e dei cittadini” afferma Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del WWF Italia, che continua: “A questo punto chiediamo con forza al responsabile della Repower Kurt Bobst di prendere atto di quello che pensano anche i cittadini calabresi e di mantenere la parola data ritirando in maniera definitiva il progetto Saline Joniche. Il carbone e una nuova centrale, nella realtà energetica italiana, non hanno senso. L’Italia, con una potenza installata che già supera i 106.489 MW, a fronte di una punta massima della domanda di 56.822 MW, ha una capacità sovrabbondante di produzione di energia elettrica, tanto che le centrali esistenti funzionano a scartamento ridotto. La vera sfida è puntare su modello energetico centrato sul risparmio, l’efficienza e le fonti rinnovabili”.
Il dirigente di Repower, infatti, ha recentemente rilasciato alcune dichiarazioni alla testata svizzera Südostschweiz in cui affermava che “contro il chiaro volere della popolazione non si possono realizzare progetti infrastrutturali di tali dimensioni”. E più chiaro di così il no della popolazione non poteva essere.
“Finora la SEI – Repower non ha voluto affrontare la realtà dei fatti” dichiara Beatrice Barillaro, presidente del WWF Calabria. “Ora questi numeri la inchiodano alle proprie responsabilità. Se la Repower non vuole continuare a danneggiare la propria reputazione condannando la Calabria a rimanere ancorata a scelte energetiche del passato, non rimane che il ritiro del progetto. Del resto, ci sarebbe altro da fare: la Calabria ha una forte vocazione per le fonti rinnovabili in particolare solare, eolico e correnti marine.”
Il progetto Saline Joniche ha suscitato anche una forte reazione contraria in Svizzera, dove la Repower ha sede: il WWF del cantone dei Grigioni insieme ad altre associazioni ha lanciato un’iniziativa contro gli investimenti sulle centrali a carbone chiedendo anche al Governo dei Grigioni di prendere una posizione chiara contro il progetto della Repower.
I risultati del sondaggio su Saline Joniche rappresentano anche una nuova voce per la tutela delle coste italiane, per la quale proprio in questi giorni il WWF Italia ha lanciato la campagna “Un mare di oasi per te” che sta già coinvolgendo migliaia di italiani e che vede nei poli industriali costieri una delle principali minacce. Come si legge nel dossier WWF “Coste: il profilo fragile dell’Italia” diffuso questa settimana, su 57 aree industriali da bonificare considerate con decreto del ministro dell’Ambiente come di “interesse nazionale”, ben 28 insistono sulla fascia costiera, per un totale di decine di migliaia di ettari sia a terra che a mare, che non si sa se né quando verranno mai bonificati. A questi si aggiungono molti altri poli industriali, sottoposti anche alla cosiddetta Direttiva Seveso per aree ad alto rischio, e poli energetici come Porto Tolle, Montalto di Castro o la centrale che si vorrebbe costruire a Saline Joniche.
Una tara ereditata da sconsiderate politiche degli anni 50-60, che hanno visto molte industrie ad alto impatto ambientale insediarsi lungo coste incontaminate o presso luoghi storici e naturalistici di immenso valore (come Marghera vicino a Venezia o Priolo presso Siracusa) e che oggi la costruzione della centrale di Saline Joniche rischierebbe anacronisticamente di replicare.