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Sabato a Pescara contro le trivellazioni

Gli ambientalisti tra i promotori della manifestazione con imprenditori turistici, diocesi, agricoltori e movimenti per dire NO al progetto Ombrina Mare e alle politiche energetiche ‘pro idrocarburi’ “Tutti in piazza a Pescara sabato, 13 aprile, per ‘traghettare’ l’Italia…

Gli ambientalisti tra i promotori della manifestazione con imprenditori turistici, diocesi, agricoltori e movimenti per dire NO al progetto Ombrina Mare e alle politiche energetiche ‘pro idrocarburi’

“Tutti in piazza a Pescara sabato, 13 aprile, per ‘traghettare’ l’Italia fuori dall’Era del petrolio (attualmente in Italia si contano complessivamente, a mare e sulla terraferma, 202 concessioni di coltivazione, 117 permessi di ricerca, 109, istanze di permesso di ricerca, 19 concessioni di coltivazione, 3 istanze di prospezione) e fermare il progetto di trivellazioni petrolifere ‘Ombrina Mare’ al largo della splendida Costa dei Trabocchi, gioiello naturalistico del litorale abruzzese individuato sin dal 2001 dal Parlamento italiano come Parco Nazionale”. E’ l’appello congiunto di Legambiente e WWF in vista della Manifestazione “No Ombrina Mare”, che si terrà sabato prossimo, 13 aprile, in Abruzzo con appuntamento alle 15.30 al Porto di Pescara. “La partecipazione alla manifestazione di Pescara è solo il primo segnale del malcontento contro le scelte del Governo in campo energetico come la Strategia Energetica Nazionale che dispone la deriva petrolifera dell’Adriatico e in molte altre aree del Paese”, affermano le due associazioni ambientalisteche sabato in Abruzzoparteciperanno alla manifestazione che vede l’adesione di diocesi, decine di comuni, centinaia di associazioni e numerose sigle del mondo imprenditoriale (da Confcommercio a Confesercenti, dai consorzi delle Cantine del Montepulciano alle centrali cooperative),  preoccupate per i danni ai settori del turismo, della pesca e dell’agricoltura. Il tutto in una regione che ospita tre Parchi Nazionali, un Parco Regionale, 25 riserve regionali e decine di Siti di Interesse Comunitario  (SIN) e che già nel 2011 ha prodotto il 42% dell’energia elettrica dalle fonti rinnovabili.

Dopo anni di schermaglie tecniche e legali la classica “goccia che ha fatto traboccare il vaso” è stato il via libera del Ministero dell’Ambiente al grande progetto petrolifero denominato Ombrina Mare della società inglese Medoilgas composto da una piattaforma di produzione posta a soli 5 km dalla costa con 6 pozzi, 36-42 km di tubazioni sottomarine e una grande nave raffineria FPSO di 320 metri di lunghezza ormeggiata a 10 km dalla costa per almeno 24 anni. Il tutto di fronte alla meravigliosa Costa dei Trabocchi, un’area di tale pregio naturalistico tale da essere individuata dal Parlamento italiano nel2001 come Parco nazionale .

Molto grave in questo contesto la lettera, trovata nel faldone del procedimento presso il ministero, inviata dalla Medoilgas al Ministro dell’Ambiente, Corrado Clini (vedi file allegato), in cui si ringraziava l’esponente governativo per aver promosso, con l’art. 35 del decreto legge “sviluppo” del 22 giugno 2012, la revisione del ‘Decreto Prestigiacomo’ che aveva bloccato alcuni progetti di estrazione lungo le coste italiane tra cui Ombrina. Come denunciato dalle associazioni sin dal giugno 2012, quando è stata introdotta la modifica al Codice dell’ambiente molto “apprezzata” nella lettera di Medoilgas, non solo è stata cancellata la distanza delle 12 miglia dal confine esterno delle aree marine protette e costiere, ma è stata compiuta una gravissima “sanatoria” retroattiva di fatto non tanto e non solo dei titoli abilativi acquisiti ma di tutti i procedimenti per la prospezione, ricerca ed estrazione di petrolio presentati in corso a partire dal giugno 2010. Sanatoria censurata dai Consigli regionali delle regioni costiere ioniche ed adriatiche riunite a Venezia il 9 novembre 2012 che hanno richiesto nel loro documento conclusivo “sottoporre a referendum l’abrogazione dell’art 35 del dl 22 giugno 2012 n.83 convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012 n.134 in materia di ricerca es estrazione di idrocarburi”

 “Il progetto Ombrina mare è molto rischioso non solo per l’ambiente marino e costiero di diverse regioni che si affacciano sull’Adriatico ma anche per il futuro dell’economia turistica e della pesca di questi territori e per questo va fermato – dichiara Dante Caserta, presidente del WWF Italia “I dati del progetto Ombrina lasciano esterrefatti per le emissioni e altri rischi concreti per l’ambiente. Tenendo conto delle statistiche divulgate dai tecnici dei petrolieri e dai governi inglese e norvegese sono prevedibili decine di incidenti con perdite in mare nel ciclo di vita dell’intervento. Il Mediterraneo già ora è fortemente inquinato da idrocarburi, con una concentrazione di 38 mg/mc e forti rischi di sversamenti. Per questo in Abruzzo è in atto una vera e propria rivolta contro questo progetto e contro le nuove concessioni appena rilasciate che riguardano addirittura decine di migliaia di ettari del mare antistante grandi città turistiche come Pescara e Francavilla al Mare. La massiccia adesione del mondo produttivo alla manifestazione di sabato prossimo,13 aprile, segnala un radicale cambio di rotta nella società, che sempre di più vede i limiti anche economici di un futuro nero petrolio”.
“Ombrina mare non è che uno dei tanti progetti in corso di approvazione da parte del Governo – ha dichiarato il presidente nazionale di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza – che ha dato un forte impulso alle attività estrattive anche con gli ultimi atti normativi, a partire dall’articolo 35 del decreto sviluppo, che annullano i vincoli per la tutela delle aree marine di pregio e per le coste. Centinaia di migliaia di ettari di territorio nazionale sono stati ipotecati al petrolio, senza tener conto della dura opposizione di comuni, province, regioni, associazioni e movimenti. In nome di una presunta indipendenza energetica su cui i numeri parlano chiaro. Tutto il petrolio presente sotto il mare italiano durerebbe appena 7 settimane, stando ai consumi attuali e alla stima delle riserve accertate sotto il mare italiano e le stesse riserve di Ombrina che dovrebbero essere estratte nei prossimi 25 anni coprono appena lo 0,2% del fabbisogno nazionale annuale di petrolio. A chi giova tutto questo? Energie rinnovabili, efficienza e risparmio energetico, tutela e valorizzazione del territorio e del mare, questi sono i cardini per uno sviluppo economico, sociale e ambientale lungimirante e garantito per l’Italia.”

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