Pandanews

Torna libera in mare la tartaruga Venus

Fu individuata in difficoltà nelle acque di Levanto il 5 settembre scorso dal WWF durante un’uscita del progetto Vele del Panda

Oggi il ritorno in mare, grazie all’Acquario di Genova

Questa mattina è tornata al mare la tartaruga Venus, individuata in difficoltà nelle acque di Levanto il 5 settembre scorso dal WWF durante un’uscita del progetto Vele del Panda e prontamente soccorsa e trasferita all’Acquario dal 5° Nucleo Operatori subacquei della Guardia Costiera di Genova.
Oggi, ad accompagnarla a bordo del battello pneumatico GC A 061 messo a disposizione dalla Guardia Costiera di Genova, lo staff dell’Acquario che l’ha seguita e curata in questi due mesi e la referente del WWF YOUng Liguria presente il giorno del ritrovamento.

L’animale fu avvistato in difficoltà dall’equipaggio WWF Vele del panda

Il giovane esemplare di Caretta caretta, di 12 kg circa, 46 cm di lunghezza e 42 cm di larghezza, al momento del soccorso presentava problemi natatori con difficoltà all’immersione.
Lo staff medico veterinario dell’Acquario di Genova, effettuati tutti i controlli e gli esami diagnostici del caso (esami del sangue, tamponi, radiografia ed ecografia), aveva escluso fortunatamente infezioni ai polmoni o all’apparato gastrointestinale, come pure ferite e presenza di ami, lenze o corpi estranei nel primo tratto della cavità orale, ma aveva riscontrato a Venus un’anemia importante.
La tartaruga è stata ospitata in una delle vasche curatoriali non visibili al pubblico dedicate all’attività di soccorso tartarughe dove lo staff acquariologico e medico veterinario ha potuto monitorare il suo stato di salute.

Acquario di Genova

La tartaruga ha espulso molti frammenti di plastica

Nei primi giorni di ricovero Venus ha espulso un notevole numero di frammenti di plastica di varie dimensioni. Purtroppo, la presenza di plastica in mare è uno dei principali problemi in cui incorrono questi animali che spesso ingeriscono sacchetti e pezzi di plastica scambiandoli per cibo.
Ha sempre mangiato con regolarità e grazie a una dieta adeguata, integrata con le vitamine, ha recuperato un buono stato di salute prendendo un po’ di peso.
L’Acquario di Genova interviene sulle tartarughe marine in difficoltà dal 1994 e dal 2009 è referente istituzionale per la Regione Liguria per il recupero delle Caretta caretta (accordo Stato-Regioni). Nel 2017, ha ricevuto, insieme all’Acquario di Livorno, anch’esso gestito da Costa Edutainment, il riconoscimento nazionale come centro di recupero e lunga degenza delle tartarughe marine dal Ministero della transizione ecologica.

Pronto soccorso tartarughe in Liguria

L’attività di pronto soccorso tartarughe è svolta in accordo con i Carabinieri Servizio CITES, che coordinano a livello nazionale l’applicazione della Convenzione di Washington che tutela questi animali, e in collaborazione con la Guardia Costiera, nell’ambito delle attività previste dal Protocollo d’intesa vigente tra la Direzione Marittima della Liguria e l’Acquario che ha l’obiettivo di definire e gestire i principi di intervento in caso di segnalazione, avvistamento o ritrovamento di esemplari di fauna marina feriti o in difficoltà, oltre che nel comune intento di rilanciare, in ogni favorevole occasione, un messaggio di massima sensibilità ambientale per stimolare l’utente del mare ad un radicale cambiamento culturale proteso al massimo rispetto dell’ambiente marino.

L’impatto con gli attrezzi da pesca il primo problema per i rettili marini

Diverse sono le cause che portano al ricovero degli animali. Tra le principali:

  • Interferenze con le attività di pesca, principalmente dovute ai palamiti – è frequente la presenza di ami nella cavità boccale o nel tratto digerente – o alle reti che possono causare ferite, mutilazioni e, nel peggiore dei casi, il soffocamento degli animali.
  • Ingestione di corpi estranei, quali ad esempio sacchetti di plastica scambiati per meduse che fanno parte della dieta naturale di questi rettili.
  • Impatto con imbarcazioni a motore, che arrecano traumi e ferite sul carapace o sul capo, a volte letali.
  • Patologie debilitanti che provocano lo spiaggiamento dell’animale
  • Sversamenti o presenza di petrolio.
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