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Trivellazioni in Adriatico: No a Ombrina Mare 2

WWF e Legambiente hanno presentato insieme osservazioni per il procedimento di Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) relativo al progetto Ombrina Mare 2. Il documento, trasmesso ai vari ministeri interessati, è stato elaborato con il fondamentale contributo di un gruppo…

WWF e Legambiente hanno presentato insieme osservazioni per il procedimento di Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) relativo al progetto Ombrina Mare 2.

Il documento, trasmesso ai vari ministeri interessati, è stato elaborato con il fondamentale contributo di un gruppo di esperti (Francesco Brozzetti, Arturo Cannito, Massimo Colonna, Piero Di Carlo, Loredana Pompilio, Vincenzo Ronzitti e Francesco Stoppa), con il coordinamento di Fabrizia Arduini, referente petrolio per il WWF Abruzzo.

Nel testo, 38 pagine con dati e grafici dettagliati, vengono contestate su diversi punti le conclusioni presentate da Medoil Italia che in alcuni casi, a una semplice verifica, risultano diverse da quelle pubblicate dalla ditta stessa e non permettono controlli di dettaglio. Una grave incongruenza che apre parecchi dubbi, in particolare sui risultati delle simulazioni della dispersione degli inquinanti in aria. Simulazioni che, secondo WWF e Legambiente, si basano su un approccio concettualmente sbagliato e statisticamente non rappresentativo costruito sui rilievi atmosferici di un solo anno. Ricalcolando le simulazioni con un approccio scientificamente più valido, su riferimenti pluriennali e usando gli stessi dati di emissioni pubblicati dalla Medoil, si perviene a risultati completamente diversi; in particolare in certe condizioni meteorologiche si osserva che i fumi investono ampi tratti di costa compresi i due SIC, Siti di Interesse Comunitario, “Fosso delle Farfalle – Sublitorale chietino” e “Lecceta di Torino di Sangro”, continuativamente per diverse ore al giorno.  Il fatto che due SIC possano essere investiti da inquinanti tossici e acidificanti obbliga, legge alla mano, la Medoil alla redazione della VINCA, Valutazione di Incidenza, una ulteriore procedura di garanzia a tutela del territorio, come ribadito in diverse sentenze.
E questa è solo una delle criticità emerse.

“L’auspicio – dichiara il presidente regionale di Legambiente Giuseppe Di  Marco – è che la commissione VIA nazionale, chiamata alla valutazione per l’AIA, sappia dare il giusto peso alle tante problematiche che le nostre osservazioni e le altre presentate, comprese quelle lodevolmente elaborate anche dalla Regione Abruzzo, hanno evidenziato. Non ci sono i termini di sicurezza, sul piano ambientale, per giustificare un simile insediamento che peraltro, come già ampiamente dimostrato, sarebbe deleterio anche sul piano economico danneggiando direttamente e indirettamente le principali potenzialità del territorio”.

“Il problema – aggiunge il delegato WWF Abruzzo Luciano Di Tizio – è che non si può continuare a lottare pozzo dopo pozzo, progetto dopo progetto. L’immensa manifestazione del 13 aprile 2013, con 40mila presenze, ha detto a chiare note che gli abruzzesi vogliono un progetto diverso per il loro futuro; e la politica, a cominciare dal presidente della Regione D’Alfonso e dai parlamentari eletti in Abruzzo, deve battersi per far cambiare la Strategia Energetica Nazionale varata dal governo Monti che ha individuato l’Abruzzo come distretto minerario con una assoluta e inaccettabile indifferenza per le scelte completamente diverse fatte dai cittadini, o quanto meno per ottenere il ripristino immediato del divieto di qualsiasi insediamento petrolifero nelle prime 12 miglia dalla costa”.

La costa dei trabocchi, con le sue 7 riserve regionali, i suoi 6 siti di importanza comunitaria e nella quale sin dal 2001 è stato istituito il Parco Nazionale della Costa Teatina, attualmente in attesa della nomina del commissario per la perimetrazione, merita infatti ben altra attenzione rispetto alle mire delle compagnie petrolifere che vorrebbero continuare a sfruttare le poche risorse esistenti favorite da royalties insignificanti e da una sostanziale indifferenza governativa rispetto alle scelte e alle richieste degli enti locali, testimoniata anche dal recente sì del Comitato VIA nazionale a nuovi pozzi nel complesso Rospo Mare, da decenni attivo nella parte  meridionale della costa abruzzese, in un giacimento che viene considerato in esaurimento.
“Chiediamo alla Regione – concludono Giuseppe Di Marco e Luciano Di Tizio – di mettersi a capo della protesta per ottenere ascolto a livello governativo e perché l’Abruzzo torni a poter scegliere il proprio futuro com’è fondamentale in un Paese democratico”.

 I numeri del progetto Ombrina mare

A 6 km dalla Costa dei Trabocchi, individuata fin dal 2001 dal Parlamento Italiano come parco nazionale, dovrebbe sorgere la piattaforma Ombrina delle seguenti dimensioni: 35 metri X 24 metri X 43,50 metri di altezza sul livello medio marino (come un palazzo di 10 piani).
Essa sarà collegata ai 4-6 pozzi che dovrebbero essere perforati in un periodo di avvio del progetto della durata di 6-9 mesi. Solo in questa fase verrebbero prodotti 14.258,44 tonnellate di rifiuti, soprattutto fanghi di perforazione. La piattaforma sarà collegata ad una grande nave della classe Panamax riadattata per diventare una vera e propria raffineria galleggiante, definita Floating Production, Storage and Offloading (FPSO), posizionata con ancoraggi a 10 km di distanza dalla costa.
La nave avrebbe le seguenti dimensioni: 320 metri di lunghezza per 33 di larghezza e 54 metri di altezza massima (le fiancate si alzeranno dal mare per 22 metri )

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