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Vita dura per le specie migratrici di tutto il mondo

Le maggiori minacce per tutte le specie migratrici, sono lo sfruttamento eccessivo e la perdita di habitat dovuta alle attività umane

Un report della Convenzione Onu

Quasi la metà (44%) delle specie migratrici esaminate mostra un calo della popolazione e più di una su cinque (22%) è a rischio di estinzione. Lo rivela il primo rapporto sullo Stato delle Specie migratrici del mondo, lanciato il 12 febbraio dalla Convenzione sulla conservazione delle specie migratrici (CMS), un trattato delle Nazioni Unite sulla biodiversità. Il rapporto rivela che quasi tutti i pesci elencati nel CMS (97%) sono a rischio di estinzione e che drammaticamente il rischio di estinzione sta crescendo a livello globale per tutte le specie migratrici, anche tra i mammiferi e gli uccelli. Non solo: la metà (51%) delle aree chiave per la biodiversità identificate come importanti per gli animali migratori elencati nel report non hanno uno status protetto e il 58% dei siti monitorati riconosciuti come importanti per le specie elencate nel CMS stanno registrando livelli insostenibili di impatto antropico.

Perdita di habitat e prelievo insostenibile

Le maggiori minacce, sia per le specie elencate sia in generale per tutte le specie migratrici, sono da una parte lo sfruttamento eccessivo e dall’altra la perdita di habitat dovuta alle attività umane. Tre specie su quattro elencate nell’elenco sono colpite dalla perdita, dal degrado e dalla frammentazione dell’habitat mentre sette specie su dieci sono colpite dallo sfruttamento eccessivo (incluso il prelievo intenzionale e la cattura accidentale). Anche i cambiamenti climatici, l’inquinamento e le specie invasive stanno avendo profondi impatti sulle specie migratrici.

Il rapporto del CMS (l’indagine più approfondita mai realizzata) fornisce una panoramica globale dello stato di conservazione e delle tendenze della popolazione degli animali migratori, insieme alle informazioni più recenti sulle principali minacce e sulle azioni efficaci per salvarli. Il focus principale del rapporto sono le 1.189 specie animali che sono state riconosciute dalla Convenzione come bisognose di protezione internazionale, sebbene contenga anche analisi collegate a oltre 3.000 ulteriori specie migratrici.

La cernia striata può compiere migrazioni di oltre 200 km (Adobe stock)

Grandi viaggiatori che affrontano enormi sfide

Amy Fraenkel, segretaria esecutiva della Convenzione internazionale sulle Specie migratrici, ha dichiarato: “Le specie migratrici fanno affidamento su una varietà di habitat specifici in momenti diversi del loro ciclo di vita. Viaggiano regolarmente, a volte migliaia di chilometri, per raggiungere questi luoghi. Affrontano enormi sfide e minacce lungo il percorso, così come nelle destinazioni in cui si riproducono o si alimentano. La loro sopravvivenza dipende dagli sforzi di tutti i paesi in cui si trovano. Questo storico rapporto contribuirà a sostenere le azioni politiche tanto necessarie per garantire che le specie migratrici continuino a prosperare in tutto il mondo”.

Negli ultimi 30 anni, 70 specie migratrici elencate nel report – tra cui l’aquila delle steppe, il capovaccaio e il cammello selvatico – sono diventate sempre più a rischio. Ciò contrasta con le sole 14 specie elencate il cui stato di conservazione è migliorato: tra queste figurano la balenottera azzurra e la megattera, l’aquila di mare codabianca e la spatola minore.

A rischio storioni, squali e razze

@Alessandro Cere

La cosa più preoccupante è che quasi tutte le specie di pesci elencate nel rapporto – compresi gli squali che migrano, le razze e gli storioni – corrono un alto rischio di estinzione, con le loro popolazioni in calo del 90% a partire dagli anni ’70.

Lo studio riporta anche casi positivi dove si è giunti ad un miglioramento dello status di alcune specie a seguito di azioni di conservazione. Gli esempi includono un’azione locale coordinata contro il bracconaggio di uccelli ridotta del 91% a Cipro, e un lavoro integrato di conservazione e ripristino di grande successo in Kazakistan, che ha salvato l’antilope Saiga dall’orlo dell’estinzione.

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