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Quel mercato oscuro che mette a rischio gli squali

Il commercio di carne di squali e razze nel mondo, con l'Italia al primo posto per le importazioni

Il mercato mondiale di squali e razze

C’è un mercato complesso e opaco che contribuisce al declino degli squali e delle razze negli oceani del mondo. Fra il 2012 3 il 2019 è arrivato a valere 2,6 miliardi di dollari e coinvolge più di 200 Paesi e territori che esportano carne di squalo e di razza.

Carne di squalo © Fagnani

Il nuovo report del WWF  “The shark and ray meat network: a deep dive into a global affair”, pubblicato il 14 luglio in occasione della giornata mondiale degli squali, svela che l’Unione Europea risulta essere responsabile di più del 20% del commercio legale di carne di squalo a livello globale, e che al primo posto per le esportazioni c’è la Spagna, mentre l’Italia è al primo posto per le importazioni.

Per sviluppare la prima analisi sul mercato internazionale di specie di squali e razze, il WWF ha collaborato con un team di scienziati, utilizzando la teoria dei grafi che rivela non solo chi sono i principali importatori e esportatori di queste carni, ma anche chi sono i trader che giocano un ruolo fondamentale come intermediari in questo mercato internazionale.

Il ruolo dell’Italia

L’Italia è attore chiave del commercio globale: tra il 2009 e il 2019, il nostro Paese è risultato 1° nella lista globale dei Paesi importatori di carne di squalo per valore complessivo dei prodotti importati (345 milioni di dollari) e terzo in lista in termini di volume, con un totale di 89 mila tonnellate.

Secondo dati del 2017, la maggior parte delle importazioni di prodotti di squalo e razza in Italia è importata congelata, in filetti o in altre preparazioni non definite, ed è costituita da spinaroli (41%) e squali pelagici (26%), seguiti da razze (4%) e pinne di squalo (5%). I filetti freschi o refrigerati di spinarolo sono i prodotti più costosi 11 dollari al chilo, mentre nel 2019 le pinne di squalo hanno raggiunto la cifra di 13 dollari al chilo.

Infografica che mostra le specie di squalo importate in Italia

La pesca accidentale

Nei mari italiani squali e razze sono ancora vittime della pesca accidentale. Le percentuali più alte di elasmobranchi sbarcati sono registrate, rispettivamente, nel Mar Adriatico Settentrionale (36,7%), in Sicilia meridionale (29,1%), nel Mar Ligure e Mar Tirreno Settentrionale (12,2%) (dati FDI), con la pesca a strascico che incide maggiormente sullo sbarco di tutte le specie commerciali italiane di squalo e razza (78,6%), seguita da tramagli e reti da posta (17.5%) e da ami e palangari (3.8%).

Le tre specie più pescate in Italia sono la razza (R. Clavata), il palombo (M. mustelus) e il gattuccio (S. canicular), che insieme rappresentano più del 60% degli elasmobranchi sbarcati. I palombi sono gli elasmobranchi con il maggior valore commerciale, e vengono venduti a 5 euro/kg, seguiti dagli spinaroli (3.9 euro/kg).

Una volta sbarcati, agli squali pescati viene rimossa la pelle per non renderli riconoscibili e farli assomigliare ad altre specie di maggior valore economico. Questo accade molto spesso per il boccanera (Galeus melastomus) che può essere venduto come “gattuccio” (Scyliorhinus canicula) o spinarolo (Squalus spp) a seconda della regione, oppure per la verdesca (Prionace glauca) a volte venduta come pesce spada.

Pesca accidentale degli squali © NUNO QUEIROZ

Le richieste del WWF

Il WWF chiede alle istituzioni di dotarsi di un Piano Nazionale per gli Elasmobranchi, in linea con il Sharks International Plan of Action della FAO, che preveda regole per una pesca sostenibile, con una migliore raccolta dati e tracciabilità del commercio, ma anche ai consumatori di impegnarsi per evitare di acquistare e consumare carne di squalo e razza a meno che non siano approvvigionate in maniera sostenibile e tracciabile. Tuttavia, molto pochi sono i prodotti attualmente disponibili sul mercato che incontrano queste caratteristiche.

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