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Oltre il 60% di elefanti di foresta uccisi dal bracconaggio

Questo è accaduto negli ultimi 20 anni. Fino a domenica 21 maggio, donando al 45595 con SMS o chiamata da rete fissa si potrà il WWF a contrastare la piaga del bracconaggio e a creare un rifugio sicuro per la specie nel cuore dell’Africa

Continua l’allarme per gli elefanti in Africa, che rischiano l’estinzione. Fino a domenica 21 maggio, infatti, sarà attiva la Campagna SOS elefante: donando al 45595 con SMS o chiamata da rete fissa si aiuterà il WWF a contrastare la piaga del bracconaggio e a creare un rifugio sicuro per la specie nel cuore dell’Africa con il progetto “Una foresta per gli elefanti”. Negli ultimi 100 anni il numero di elefanti in Africa è drasticamente crollato, passando dai 12 milioni stimati circa un secolo fa ai 415.000 riportati nell’ultimo censimento.

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Il declino della specie è in gran parte causato da un significativo aumento del bracconaggio per l’avorio, registrato in particolare dal 2006 (CITES, 2016): il picco di questa attività illegale è il peggiore che l’Africa abbia mai sperimentato dagli anni ’70 e ‘80.

Il mercato illegale dell’avorio sta mettendo a rischio la sopravvivenza degli elefanti, partendo proprio dagli elefanti di foresta, la specie più a rischio. Al bracconaggio si attribuisce il declino del 60% che ha subito la popolazione di elefanti di foresta solo negli ultimi 20 anni. Ogni anno circa 20.000 elefanti (il 4% della popolazione mondiale) vengono uccisi e commerciati. La situazione è estremamente critica nonostante il divieto di commercio e detenzione di avorio stabilite dalla Cites (Convenzione Internazionale sul Commercio delle Specie Minacciate di Estinzione di Flora e Fauna Selvatica), nel 1989, dopo anni in cui venivano uccisi anche 100.000 esemplari all’anno.

Solo nel 2018 la Cina, primo mercato al mondo per richiesta, ha deciso di abolire sia l’importazione sia il commercio interno di avorio, riducendo di conseguenza la pressione sugli elefanti africani. Ma neanche questa decisione è stata sufficiente a fermare la mano dei bracconieri; tanto che l’avorio, insieme ad altre parti di animali in via d’estinzione, come il corno di rinoceronte, domina ancora un mercato globale considerato il quarto mercato illegale per dimensioni economiche.

I 4 fattori che facilitano il bracconaggio:

  1. la domanda locale da parte dei trafficanti d’avorio;
  2. l’accettazione locale del bracconaggio d’avorio;
  3. l’insufficiente capacità di pattugliamento e controllo del territorio per garantire una efficace applicazione della legge e per individuare i bracconieri;
  4. la corruzione diffusa che si traduce in impunità per i bracconieri e i trafficanti di fauna selvatica.

Un recente studio ha dimostrato anche il forte legame che esiste tra bracconaggio e la salute e il benessere delle comunità locali. Dove gli esseri umani vivono meglio in termini di salute e di condizioni economiche si verificano meno casi di caccia illegale di elefanti. Il team di ricerca ha rilevato infatti che il bracconaggio si è verificato con maggiore frequenza nell’Africa centrale e vicino al confine tra Mozambico e Tanzania, colpendo più duramente gli elefanti africani di foresta rispetto ai cugini della savana. Queste aree presentavano tra le peggiori condizioni in termini di benessere familiare e un’assistenza sanitaria di livello medio-basso.

elefanti
African bush elephant (Loxodonta africana) in Maasai Mara National Park, Kenya

A tal proposito, un altro fattore che aggrava il problema del bracconaggio è la scarsa sensibilizzazione e partecipazione delle comunità in azioni di contrasto e prevenzione. Un percorso efficace per ovviare e superare questi limiti posti dalla scarsa attenzione che viene posta localmente al massacro di elefanti è l’integrazione delle comunità locali nella gestione delle aree protette e il loro arruolamento nello staff del parco dedicato proprio al contrasto delle attività illegali.

Cosa fa il WWF

Tra le attività portate avanti dal WWF negli anni per la conservazione degli elefanti africani ci sono la mitigazione dei conflitti con l’uomo, lo sviluppo del programma “Zero Poaching”, la collaborazione con il programma TRAFFIC per ridurre il commercio di avorio, il lavoro di sostegno alle comunità locali attraverso lo sviluppo di attività economiche sostenibili, l’educazione ambientale, l’assistenza medica e il sostegno alla scolarizzazione.

Il progetto “Una foresta per gli elefanti”

Il Progetto WWF “Una foresta per gli elefanti ” si realizzerà nel territorio del Tridom (Gabon, Camerun, Repubblica del Congo), al cui interno si sviluppa il selvaggio e ricchissimo parco di Ntokou Pikounda, l’ultimo vero avamposto per la conservazione degli elefanti di foresta. Dal 2018 il parco è a tutti gli effetti un’area protetta gestita in collaborazione con il WWF. Il progetto comprende azioni di studio e monitoraggio tramite fototrappole, analisi genetiche e tagging, rafforzamento del sistema antibracconaggio – vera e propria piaga in quest’area (circa 1.000 elefanti uccisi ogni anno) – aumentando le risorse disponibili per gli uffici che lavorano sul campo, le tecnologie avanzate e la formazione delle guardie. L’impegno prevede inoltre un’intensa attività finalizzata a migliorare la convivenza tra elefanti con le comunità locali, prevenendo i conflitti attraverso un nuovo approccio, denominato SAFE, che punta al raggiungimento di 5 obiettivi misurabili: sicurezza per le persone; sicurezza per la fauna selvatica; protezione dei beni; protezione dell’habitat; monitoraggio efficace. Infine, contribuire alla gestione del Parco Nazionale di Ntokou Pikoumba.

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