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Caccia, stop alle munizioni al piombo

L’utilizzo del piombo in Europa nell’attività venatoria provoca il rilascio nell’ambiente di circa 14.000 tonnellate di piombo all’anno

Un bracconiere fermato a Brescia

L’approvazione del Regolamento UE 2021/57, che sancisce il divieto dell’utilizzo delle munizioni contenenti piombo nelle aree umide, è entrato in vigore lo scorso febbraio.
L’utilizzo del piombo in Europa nell’attività venatoria provoca il rilascio nell’ambiente di circa 14.000 tonnellate di piombo all’anno. Se il piano di riduzione dell’utilizzo del piombo (che riguarda anche la pesca e il tiro a volo) non venisse applicato nei prossimi vent’anni, si disperderà nell’ambiente la stratosferica ci-fra di 876.000 tonnellate di piombo.
La dispersione del piombo nelle zone umide provoca la morte in Europa di oltre mezzo milione di anatre a seguito dell’avvelenamento denominata saturnismo.
Il fenomeno è conosciuto da sempre, tant’è che negli USA il divieto dell’uso del piombo nelle cartucce nella caccia ad anatre e oche è vigente in tutti gli Stati dell’Unione dal 1991. Nazioni come la Danimarca hanno vietato il piombo in tutte le forme di caccia sin dal 1994.

Le vittime del saturnismo

Come ben spiega il documento ISPRA del 2012 sul piombo: “Nel caso dell’avifauna acquatica, l’ingestione dei pallini di piombo avviene perché molte specie hanno la necessità di introdurre sassolini (grit o gastroliti) all’interno dello stomaco per favorire la frantumazione del cibo. Poiché i pallini di piombo rientrano nella stessa fascia granulometrica del grit, spesso vengono inghiottiti perché scambiati per semi di piante acquatiche”.

Il saturnismo, tuttavia, fa anche vittime illustri: aquile e avvoltoi che infatti, cibandosi di carcasse contaminate dai residui delle cartucce esplose dai cacciatori nella caccia agli ungulati, s’intossicano ingerendo le loro viscere abbandonate sul posto dai cacciatori oppure direttamente da animali solo feriti e sfuggiti loro e poi deceduti. Le palle di piombo si frammentano impattando l’animale e pertanto contaminano i tessuti di tali ungulati. Ma questo è un altro grandissimo problema non risolto dal regolamento, che riguarda la sola caccia nelle aree umide, e che si potrà eliminare solo con l’auspicabile bando totale dell’utilizzo di piombo nell’attività venatoria.
Lo studio ISPRA, che ha raccolto una grande mole di studi sull’effetto del piombo anche sulla salute umana, illustra come elevati quantitativi di piombo nei tessuti contaminati delle carni di selvaggina destano preoccupazione anche per la salute umana. “Il consumo di selvaggina comporta un rischio per la salute umana, soprattutto per le donne in stato di gravidanza e di allattamento, per bambini e adolescenti”.
Inoltre in una realtà come quella lombarda, caratterizzata da migliaia di appostamenti fissi di caccia, un problema è anche l’accumulo di piombo nei suoli limitrofi ai capanni: si stima che si possa trattare di alcuni quintali di piombo per ciascun capanno, arrivando a elevati livelli di contaminazione “tali da consigliare la realizzazione di appositi controlli ed, eventualmente, l’adozione dei conseguenti provvedimenti atti ad evitare l’insorgenza di problematiche ambientali e/o sanitarie).” Per concludere il piombo nelle munizioni da caccia avvelena animali, ambiente ed esseri umani.

Disinformazione e fake news

Il Ministro dell’Agricoltura e il Ministro dell’Ambiente, nel febbraio del 2023 hanno emanato una circolare esplicativa priva di valore, come successivamente confermato dal TAR del Lazio, che mirava a disattivare la portata del Regolamento europeo. Si sono così susseguiti vademecum di politici che hanno diffuso informazioni errate e che hanno generato ancora più confusione, fake news sui principali canali di informazione venatoria.
Da accordi presi dalla Federazione internazionale invece, si sarebbe dovuto superare, anche nell’intento dell’associazione che rappresenta milioni di cacciatori europei, l’uso del piombo per la caccia nelle zone umide entro il 2009 al più tardi.

I cacciatori incontrati dalle Guardie venatorie usano cartucce in acciaio

Come spesso è accaduto in questi anni, tuttavia i singoli cacciatori si stanno dimostrando più maturi e consapevoli delle associazioni che li rappresentano: il 100% dei cacciatori incontrati dalle Guardie venatorie WWF Lombardia nella caccia vagante o in appostamenti agli anatidi in questi giorni utilizzano già cartucce in acciaio.
Si è perso tempo prezioso per informare ed educare i cacciatori, per inquadrare correttamente il profilo sanzionatorio della violazione al Regolamento e le aree di applicazione del divieto.
Come se non bastasse quanto accaduto, a livello nazionale ora si preannuncia una modifica alla Legge quadro 157/92 che, ricalcando i contenuti della Circolare del febbraio 2023, si propone purtroppo di limitare il divieto dell’utilizzo del piombo nelle aree umide (portando l’Italia dritta ad una procedura d’infrazione europea) ed introducendo una ridicola sanzione amministrativa che comporterà il pagamento di soli 40 euro in caso di violazione della norma.

Grave atto di bracconaggio nel bresciano

La prima settimana di vigilanza si è svolta comunque in un clima di sostanziale tranquillità, fatta eccezione per un grave atto di bracconaggio scoperto dalle Guardie WWF in stretta collaborazione con la Polizia provinciale di Brescia nella bassa pianura bresciana: una persona priva di licenza di porto fucile uso caccia era stata infatti sorpresa mentre esercitava l’attività venatoria anche utilizzando un richiamo acustico impostato sul canto del prispolone (specie particolarmente protetta). La persona veniva deferita per porto abusivo d’arma e uso di mezzi vietati. Veniva inoltre comminata una sanzione amministrativa di oltre mille euro per vari mancati versamenti, assicurazione, ecc.

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