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L'Europa non ha bisogno del nucleare

Per decarbonizzare la UE non serve un nuovo nucleare né prolungare la vita degli impianti esistenti

Per decarbonizzare la UE non serve un nuovo nucleare né prolungare la vita degli impianti esistenti

Il nuovo rapporto Nuclear Phase out. ‘How renewables, energy savings and flexibility can replace nuclear in Europe’ dell’Ufficio Europeo dell’Ambiente (EEB) dimostra e argomenta in modo chiaro che per decarbonizzare l’Europa non serve né nuovo nucleare né prolungare oltre misura la vita degli impianti esistenti perché le energie rinnovabili, il risparmio energetico e le opzioni di flessibilità possano efficacemente sostituire l’energia nucleare nel mix energetico dell’UE.

Il rapporto afferma in modo netto come costruire nuovi impianti nucleari rappresenti una soluzione assolutamente non realistica per raggiungere la neutralità climatica sia per i costi insostenibili della tecnologia nucleare sia per i lunghissimi tempi di costruzione dei reattori (i casi di Flamanville in Francia e Olkiluoto in Finlandia insegnano).

Il nucleare è in forte crisi in Europa: il contributo dell’energia nucleare al mix elettrico dell’UE è diminuito costantemente negli ultimi due decenni. La produzione è scesa da 860 TWh nel 2000 a 619 TWh nel 2023. Attualmente, il suo contributo al fabbisogno energetico europeo è relativamente modesto: solo 12 dei 27 paesi dell’UE generano energia nucleare, che rappresenta il 10% del loro consumo finale combinato di energia, compreso il consumo del settore elettrico stesso. E ancora, la produzione elettronucleare si basa su una flotta di impianti sempre più vecchi: tutte le centrali nucleari in Europa sono state costruite prima degli anni 2000, tranne due. Senza ulteriori proroghe, la maggior parte dei reattori dell’UE esistenti, con un’età media di circa 40 anni, sarà chiusa entro il 2030.

Il rapporto EEB riconosce appunto come il dibattito a livello europeo si sia maggiormente focalizzato, al limite, sulla necessità di estendere la durata di vita degli impianti con la scusa della necessità di conseguire la neutralità climatica (in realtà si sa come la vera ragione sia connessa agli insostenibili costi del decommissioning).  Si evidenzia che l’attuale flotta nucleare può essere gradualmente eliminata insieme ai combustibili fossili, passando a un sistema energetico drasticamente più efficiente, alimentato da energie rinnovabili e sostenuto da opzioni di flessibilità, una combinazione di fattori che consentirebbe all’Europa di raggiungere il 100% di energia rinnovabile entro il 2040 in modo assolutamente compatibile con lo Scenario PAC in linea con l’Accordo di Parigi.

Insomma, uno studio che dovrebbe far riflettere anche i politici italiani che con tanta disinvoltura predicano un ritorno al nucleare, spacciandolo per nuovo, anche se di nuovo non avrebbe nulla, come le evidenze scientifiche e tecnologiche ci dicono chiaramente visto che gli small modular reactor sono un moltiplicatore di problemi, la IV generazione è lontana anche se ci si investe da oltre quattro lustri e la fusione è lontana anni luce, ammesso che la si vedrà mai. 

Per saperne di più sulle tecnologie nucleari consulta qui sotto il nostro documento “Le risposte giuste alle domande sul nucleare” aggiornato al 2024, che argomenta con dati effettivi le ragioni per cui il nucleare rappresenta una strada sbagliata e dannosa. Per il WWF, l’unico modo per arrivare a una vera transizione energetica ecologica e giusta è puntare al 100% di approvvigionamento da fonti rinnovabili e garantire il risparmio e l’uso efficiente dell’energia. 

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