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Contrastiamo lo spreco di cibo in città

Nella Giornata Internazionale di sensibilizzazione su perdite e sprechi alimentari, puntiamo i riflettori sul ruolo fondamentale delle città

29 ottobre, Giornata Internazionale di sensibilizzazione su perdite e sprechi alimentari

Ogni italiano butta nella spazzatura più di mezzo chilo di cibo alla settimana. Questo è uno dei dati più allarmanti che vogliamo rimettere in evidenza oggi, nella Giornata Internazionale di sensibilizzazione su perdite e sprechi alimentari.

Ogni anno sprecati circa 88 milioni di tonnellate di cibo

A livello globale un terzo del cibo prodotto per il consumo umano va perso o sprecato e a livello europeo ogni anno vengono sprecati circa 88 milioni di tonnellate di cibo.

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Lo spreco responsabile dell’8-10% delle emissioni di gas serra

Buttare nella spazzatura cibo ancora buono non è solo uno spreco di soldi e inaccettabile sotto il profilo etico: costa anche in termini ambientali. Basti pensare all’energia necessaria per produrre, lavorare, distribuire, vendere e smaltire un cibo che non nutre nessuno. A livello globale l’UNEP stima che lo spreco sia responsabile del 8-10% delle emissioni di gas serra, aggravando così il cambiamento climatico in atto. In Europa 86 milioni di tonnellate di CO2-eq possono essere attribuiti ogni anno agli sprechi alimentari. Si tratta del 15% degli impatti dell’intera filiera alimentare. Ma lo spreco alimentare contribuisce anche alla perdita di risorse naturali – soprattutto acqua e suolo – ed economiche, oltre che alle disuguaglianze sociali: mentre un numero crescente di persone si ammala per la mancanza di adeguato nutrimento, nel mondo se ne produce più che a sufficienza: basti pensare che quello sprecato o perso lungo la filiera basterebbe a sfamare quei milioni di persone che soffrono la fame!

Gli italiani buttano 2 chili di cibo al mese

In Italia buttiamo ogni anno circa 2 milioni di tonnellate di cibo. Questo il dato pubblicato nell’ultimo rapporto dell’Osservatorio Waste Watcher e dall’Università di Bologna. Nel dettaglio, quello che emerge è che a livello nazionale è lo spreco dentro le mura domestiche a pesare maggiormente, con gli italiani che gettano nella spazzatura oltre 2 kg di cibo al mese.

Nel 2022, è stato registrato un 15% in più di spreco rispetto al 2021: il ritorno alla vita sociale, nella convivenza con il virus, ha reso la popolazione italiana probabilmente meno attenta nella gestione e fruizione del cibo, in particolare nel sud del Paese.

In Italia gli alimenti che sprechiamo di più sono la frutta, le insalate, il pane, la verdura e i tuberi.
Tra le cause soprattutto il fatto che ci scordiamo di averli acquistati e ci ritroviamo con i prodotti scaduti o deteriorati.

Il ruolo fondamentale delle città nella lotta allo spreco alimentare

Le città, in quanto luogo principale di aggregazione degli attori del sistema di consumo alimentare, hanno dunque un ruolo prioritario per contrastare lo spreco di cibo, e sono il posto migliore da cui ripartire per generare, creare e promuovere le buone pratiche di consumo e riduzione degli sprechi.

Le istituzioni e i cittadini possono fare molto per ridurre e prevenire lo spreco alimentare, promuovendo il passaggio delle città da semplici centri di ricezione di cibo, a facilitatori di soluzioni per la sostenibilità alimentare e ambientale, riconnettendo socialmente, spazialmente e culturalmente produzione e consumo, come ad esempio creando maggiori spazi per mercati e altri luoghi di vendita in cui anche i piccoli produttori possono essere maggiormente coinvolti, per abituare nuovamente le famiglie a fare acquisti più frequenti e mirati al consumo giornaliero.

Per fare tutto ciò è importante che nelle città siano messi a disposizione gli strumenti e i meccanismi sia per efficientare la distribuzione di cibo nella GDO, nella ristorazione e tra le mura domestiche, sia per favorire la ridistribuzione di cibo verso i gruppi sociali e i quartieri più svantaggiati.

Molte città stanno adottando alcune di queste best practice nella gestione delle politiche alimentari. Ad esempio, Milano è la prima città italiana ad aver approvato una politica urbana del cibo, per “sviluppare sistemi alimentari sostenibili, inclusivi, resilienti, sicuri e diversificati, per garantire cibo sano e accessibile a tutti in un quadro d’azione basato sui diritti, allo scopo di ridurre gli scarti alimentari e preservare la biodiversità e, al contempo, mitigare e adattarsi agli effetti del cambiamento climatico”.

Ci sono molti altri esempi di iniziative di sensibilizzazione sul tema dello spreco in Italia, ed è importante continuare a sviluppare rapporti virtuosi con i produttori locali, in un’ottica di Smart Food Community, per educare sempre di più ad un acquisto e consumo responsabile che fa bene alle persone e al Pianeta.

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