L’ABC DELLA SPECIE
l suo habitat è localizzato generalmente nelle vicinanze di specchi d’acqua e coste marine, in cui si tuffa per catturare le prede. La sua dieta è costituita per il 95% da varie specie di pesci, sia di acqua dolce, sia di acqua salata. Occasionalmente può catturare piccoli mammiferi, uccelli, rettili, anfibi e crostacei. Una coppia cattura le sue prede in un raggio di azione di circa 10 km dal proprio nido. Nel Mediterraneo le coppie sono in genere isolate o poste a distanza di qualche chilometro. In altri Paesi dove è molto abbondante può formare aggregazioni di centinaia di nidi in aree ristrette.
Durante il primo mese la femmina sorveglia e protegge i pulcini, mentre il maschio pesca per tutta la famiglia.
CARATTERISTICHE E CURIOSITÀ
È una specie cosmopolita, particolarmente diffusa in alcune regioni del Pianeta, negli Stati Uniti e in Australia nidifica anche nei centri abitati a stretto contatto con l’uomo, senza mostrare alcuna diffidenza.
Alcune popolazioni sono migratrici, come quelle del Nord Europa e transitano o si fermano nel Mediterraneo durante l’inverno, sebbene la maggior parte attraversi il deserto del Sahara e raggiunga l’Africa equatoriale. Altre popolazioni sono invece sedentarie come quella corsa.
Cattura le sue prede con tuffi spettacolari: in un video girato in Scozia si vede un falco pescatore che si tuffa ad una velocità di 64 km/h per catturare una trota.
LE MINACCE
L’urbanizzazione costiera e le uccisioni illegali, soprattutto durante il periodo invernale in cui si pratica l’attività venatoria (si stima la morte di oltre mille individui all’anno negli anni ‘60-‘70), il disturbo dei siti riproduttivi, il saccheggio dei nidi e la contaminazione da mercurio e altri metalli pesanti hanno compromesso per decenni la presenza di questo rapace in Italia. Oggi molti dei problemi sembrano parzialmente risolti, grazie anche alle aree protette che offrono zone sicure per la migrazione e anche la riproduzione. Non mancano tuttavia episodi di bracconaggio anche a causa della scarsa diffidenza di questa specie e la morte di individui per elettrocuzione in seguito all’impatto con i cavi dell’alta tensione.
Se in Italia si vedono i segni di una lenta ed efficace tutela effettiva della specie, in molti Paesi del sud del Mediterraneo le uccisioni continuano in modo preoccupante. Questo fenomeno è molto grave se consideriamo che 10.000-12.000 esemplari attraversano il Mediterraneo durante le migrazioni primaverili e autunnali.
COSA FA IL WWF
Dopo i primi positivi risultati a seguito del progetto di ricostituzione di una popolazione di falco pescatore in Maremma, con le nidificazioni a partire dal 2011, due coppie si sono insediate nelle limitrofe oasi del WWF: nel 2018 nella Riserva Statale e Oasi WWF Laguna di Orbetello e nel 2019 nell’Oasi WWF di Orti Bottagone. Ancora una volta un concreto risultato a testimonianza del valore del sistema delle Oasi del WWF.
La presenza del falco pescatore già da anni è costante in molte altre oasi WWF nei periodi di migrazione e durante l’inverno. In queste aree trovano situazione idonee alla sosta, allo svernamento e all’alimentazione. Sono i cosiddetti “stop-over”, le fondamentali “aree di servizio” lungo le rotte migratorie degli uccelli.