Falco pescatore

Aiutaci a salvare il falco pescatore!
  • 7
    coppie di falco pescatore nidificante presenti in Italia di cui 1 in Sardegna.
  • 55-100
    il numero di individui che trascorrono l’inverno nel nostro Paese.
  • 2011
    la prima nidificazione in Maremma a seguito del progetto di conservazione.

L’ABC DELLA SPECIE

L’ habitat della specie è rappresentato da aree ricche di specchi d’acqua e ambienti costieri, indispensabili per reperire le prede. La sua dieta è costituita per il 95% da specie di pesce, tanto di acqua dolce quanto di acqua salata; occasionalmente può cibarsi anche di piccoli mammiferi, uccelli, rettili, anfibi e crostacei. Una coppia ha solitamente un territorio di caccia con un raggio di azione di circa 10 km; nel Mediterraneo i territori occupati dalle coppie sono molto distanti tra loro, in altri Paesi dove la specie è maggiormente presente è invece stata osservata la concentrazione di diverse centinaia di nidi in aree molto ristrette.  

Durante il primo mese che segue la schiusa delle uova, la femmina sorveglia e protegge i pulcini, mentre il maschio si allontana per alimentarsi e procacciare cibo per la compagna e i nidiacei.  

CARATTERISTICHE E CURIOSITÀ

È una specie cosmopolita, particolarmente diffusa in alcune regioni del pianeta. Negli Stati Uniti e in Australia nidifica anche nei centri abitati, dove la presenza dell’uomo è significativa, senza mostrare alcuna difficoltà o diffidenza. 

Alcune popolazioni, come quelle del Nord Europa, intraprendono durante l’anno lunghe migrazioni: alcune si fermano nelle aree del Mediterraneo durante l’inverno, ma la maggior parte attraversa il deserto del Sahara e raggiunge l’Africa equatoriale. Altre popolazioni, come quella presente in Corsica, sono invece sedentarie. 

Gli esemplari di questa specie catturano le loro prede con tuffi spettacolari: in un video girato in Scozia si vede un falco pescatore che si tuffa ad una velocità di 64 km/h per catturare una trota. 

LE MINACCE

La distruzione dell’habitat, causata principalmente dall’attività di urbanizzazione costiera, le uccisioni illegali, soprattutto durante il periodo invernale in cui si pratica l’attività venatoria (si stima la morte di oltre mille individui all’anno negli anni ‘60-‘70), il disturbo dei siti riproduttivi, il prelievo di uova ai nidi e la contaminazione da mercurio e altri metalli pesanti hanno compromesso per decenni la presenza di questo rapace in Italia. Oggi molte minacce sembrano parzialmente risolte, grazie anche all’istituzione di aree protette che offrono zone sicure per le soste migratorie e la riproduzione. Non mancano tuttavia episodi di bracconaggio e morte per elettrocuzione in seguito all’impatto con i cavi dell’alta tensione. 

Se in Italia si possono apprezzare i segni di una lenta ed efficace tutela effettiva della specie, in molti Paesi del sud del Mediterraneo il numero delle morti continua ad essere preoccupante. Questo fenomeno ha un impatto enorme sulle popolazioni se consideriamo che 10.000-12.000 esemplari attraversano ogni anno il Mediterraneo durante le migrazioni stagionali. 

COSA FA IL WWF

Alle prime nidificazioni datate 2011, in seno al progetto di “ricostituzione” della popolazione di falco pescatore in Maremma, ne sono seguite altre numerose e ad oggi due coppie risultano insediate nelle limitrofe Oasi WWF. Una coppia è nidificante e stanziale dal 2018 nella Riserva Statale e Oasi WWF Laguna di Orbetello e una seconda coppia è insediata dal 2019 nell’Oasi WWF di Orti Bottagone: ancora una volta un concreto risultato a testimonianza del valore del sistema delle nostre Oasi. 

La presenza del falco pescatore già da anni è costante in molte altre oasi WWF nei periodi di sosta migratoria e durante l’inverno. In queste aree gli esemplari trovano condizioni idonee alla sosta e allo svernamento: sono i cosiddetti “stop-over”, le fondamentali “aree di servizio” lungo le rotte migratorie degli uccelli. 

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