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La plastica dei turisti che soffoca i nostri mari

Con l’arrivo dell’estate la maggior parte delle persone non ha dubbi su dove passerà le vacanze: in spiaggia, per abbronzarsi al sole e godersi il mare. Qualcuno, però, si è mai chiesto quanta plastica portiamo in spiaggia durante…

Con l’arrivo dell’estate la maggior parte delle persone non ha dubbi su dove passerà le vacanze: in spiaggia, per abbronzarsi al sole e godersi il mare.
Qualcuno, però, si è mai chiesto quanta plastica portiamo in spiaggia durante le nostre vacanze e quanta poi ne lasciamo quando ce ne andiamo?

Dalle bottigliette alle cannucce di plastica, dai giochi per i più piccoli come palette e secchielli a quelli gonfiabili che non passano mai di moda: la plastica che i turisti utilizzano in vacanza, quando non viene raccolta o riciclata, rischia letteralmente di soffocare la fauna marina e inquina irrimediabilmente i nostri mari.

I dati raccolti dal report WWF Mediterraneo in trappola, dimostrano che sulle coste del Mediterraneo vivono 150 milioni di persone, che producono tra i maggiori quantitativi di rifiuti solidi urbani pro capite: fra i 208 e i 760 kg l’anno. Gli oltre 200 milioni di turisti che ogni anno visitano il Mediterraneo, poi, provocano un aumento pari al 40% dell’inquinamento estivo da plastica.
La presenza di intense attività umane nelle città e lungo le zone costiere, il vento e le correnti sono tutti fattori che influenzano fortemente la dispersione di plastica in mare, a cui si aggiungono i rifiuti portati dai fiumi che sfociano in mare dopo aver attraversato aree densamente popolate.
Il mar Mediterraneo è un bacino semi-chiuso e influenzato da intense attività umane che lo rendono uno tra i mari più a rischio del mondo per l’inquinamento da plastica: questa si accumula in enormi quantità e rimane per lunghi periodi di tempo, sminuzzandosi in particelle sempre più piccole e insidiose.

Oggi, la plastica nel Mediterraneo rappresenta il 95% dei rifiuti rinvenuti in mare aperto, sui fondali e sulle spiagge. Ogni anno tra le 150 e le 500 mila tonnellate di macroplastiche (500mila tonnellate di plastica equivalgono a 66mila camion pieni di rifiuti) e tra le 70 e le 130 mila tonnellate di microplastiche finiscono nei mari d’Europa.
I grandi pezzi di plastica feriscono, soffocano e causano spesso la morte di animali, incluse specie protette e a rischio come le tartarughe marine. Ma sono le microplastiche, frammenti più piccoli e insidiosi, a raggiungere nel Mediterraneo concentrazioni record quasi quattro volte superiori a quelle registrate nell’ “isola di plastica” del Pacifico settentrionale. Questi frammenti minacciano un numero ancora maggiore di specie animali e mettono a rischio anche la salute umana.

Per contrastare il grave problema della plastica, il WWF Italia sta portando avanti la Campagna #GenerAzioneMare, che quest’anno ha al suo interno l’iniziativa speciale Spiagge Plastic Free: un tour itinerante cha ha l’obiettivo di raccogliere e liberare dalla plastica le nostre spiagge.
Per vincere questa battaglia contro la plastica, però, tutti possiamo fare qualcosa partendo dai piccoli gesti quotidiani, come la riduzione delle plastiche monouso o la scelta di non acquistare oggetti dotati di confezioni già concepite come rifiuti. Si può agire risparmiando l’utilizzo della plastica in occasioni particolari come le feste, aderire alle iniziative di pulizia dei litorali e firmare la petizione con cui il WWF chiede quattro azioni urgenti alle istituzioni italiane.
Per prima cosa  si chiede impegno affinché veda al più presto la luce Direttiva europea che vieta 10 prodotti di plastica monouso, poi l’introduzione di una cauzione sugli imballaggi di plastica monouso, la messa al bando dell’uso di microplastiche in tutti i beni di consumo e dei prodotti plastici non biodegradabili, e fondi per la ricerca e il recupero delle reti da pesca di plastica fantasma, abbandonate in mare.

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