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Reti spadare: l’Italia fa passi avanti, ma non basta

Dopo oltre 20 anni la Commissione europea chiude formalmente l’infrazione contro l’Italia sulle reti da pesca derivanti “spadare”, il cui utilizzo è vietato nell’Ue. Secondo la Commissione europea, infatti “negli ultimi tre anni l’Italia ha fatto sforzi importanti…

Dopo oltre 20 anni la Commissione europea chiude formalmente l’infrazione contro l’Italia sulle reti da pesca derivanti “spadare”, il cui utilizzo è vietato nell’Ue. Secondo la Commissione europea, infatti “negli ultimi tre anni l’Italia ha fatto sforzi importanti per migliorare il quadro legislativo nazionale, rafforzando il controllo nella lotta contro questo fenomeno, come confermano le ispezioni effettuate in Italia”.

Le lunghissime reti derivanti rappresentano infatti un sistema di pesca selettivo per taglia ma non per specie, che colpisce anche specie protette come cetacei e tartarughe marine. Soddisfatto il WWF, che segnala però ancora l’esistenza di attività illegali. Meglio sarebbe, a questo punto ottenere il bando totale delle reti derivanti. “L’Ue riconosce gli sforzi fatti dall’Italia, che ci sono stati, al pari dei passi avanti nel contrasto alla pesca illegale – sottolinea Marco Costantini, responsabile Mare WWF Italia – . Ma l’attività illegale, pur se ridimensionata, non è ancora definitivamente scomparsa. Ecco perché il WWF sostiene la proposta della Commissaria alla Pesca uscente, Maria Damanaki, di introdurre il bando totale di tutte le reti derivanti. Già nei porti, i controlli potrebbero così cogliere eventuali trasgressori”.

La Commissaria alla Pesca uscente conta sul sostegno del governo italiano e della futura presidenza Ue italiana per questo obiettivo. Il bando entrerebbe in vigore dal 1 gennaio 2015.

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