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Sanzioni Onu contro i trafficanti di natura

Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, sottolineando la stretta connessione tra instabilità nella Repubblica Democratica del Congo e il commercio di fauna selvatica, ha fatto ieri un passo fondamentale  per contrastare il bracconaggio degli elefanti e il…

Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, sottolineando la stretta connessione tra instabilità nella Repubblica Democratica del Congo e il commercio di fauna selvatica, ha fatto ieri un passo fondamentale  per contrastare il bracconaggio degli elefanti e il commercio illegale di avorio.  Le Nazioni Unite, rinnovando il regime di sanzioni verso la Repubblica democratica del Congo, hanno definito una risoluzione che colpisce quegli individui e quelle organizzazioni che utilizzano il commercio illegale di risorse naturali, fra cui l’avorio degli elefanti,  per sostenere illegalmente gruppi armati . Ogni anno a causa del solo mercato dell’avorio vengono uccisi più di 20.000 elefanti, molti dei quali sono sterminati nelle zone di conflitto dell’Africa Centrale, fra cui la Repubblica Democratica del Congo e la Repubblica Centro Africana.
 
“Con questa decisione chiunque sia coinvolto nel bracconaggio e nel traffico di fauna selvatica e responsabile di finanziare con il loro proprio provento i conflitti, sarà ora colpito dalle sanzioni” ha detto  Wendy Elliott, manager del programma specie del WWF Internazionale. “Questo è un grande passo in avanti nella battaglia contro la sofferenza umana, la pace, la sicurezza e la conservazione della fauna selvatica”. Ieri il Consiglio ha ulteriormente sottolineato la connessione tra crimini di natura e conflitti attraverso l’adozione di un “regime di sanzioni specifiche” per la Repubblica Centro Africana. Questa risoluzione è anche rivolta a quegli individui coinvolti direttamente nello sfruttamento illegale di fauna selvatica e dei suoi prodotti. Le risoluzioni per la Repubblica Democratica del Congo e la Repubblica Centrafricana assumono oggi un ruolo cruciale e dimostrano la priorità che il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Uniti attribuisce alla lotta alle sofferenze umane e all’instabilità locale che sono strettamente connessi ai crimini ambientali. Generate dalla crescente evidenza che i proventi del bracconaggio e del relativo commercio vengono utilizzati per finanziare gruppi armati, le risoluzioni verso la Repubblica Democratica del Congo e il Repubblica Centrafricana  creano un importante precedente per le future sanzioni.  Le risoluzioni anticipano quelle che saranno le prossime azioni globali per fermare il commercio illegale di fauna selvatica, fra cui un incontro ai vertici che si terrà dal governo britannico a febbraio e al quale diverse decine di stati tra i più importanti nel mercato mondiale di wildlife sono stati invitati.

“Servono azioni globali e coordinate da tutti i paesi per cercare di stroncare il traffico internazionale di natura e questo è l’impegno che chiediamo anche al nostro paese – ha dichiarato Dante Caserta, Presidente del WWF Italia – ovvero, farsi parte attiva in questo dibattito globale impegnandosi più seriamente per fronteggiare il commercio illegale di specie di animali e piante protette con scelte puntuali come l’inasprimento dei reati ambientali per il traffico e la veloce promulgazione delle pene che possano consentire di rendere veramente applicativa la nuova normativa europea sul mercato di legname” .

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