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Uccisa in Austria la lince Sofia

Un grave danno alla popolazione appena ricostituita grazie agli sforzi internazionali di conservazione della specie

Siamo davanti a un altro crimine contro natura

L’uccisione deliberata avvenuta in territorio austriaco della lince Sofia, uno dei 5 esemplari rilasciati nell’ambito del progetto ULyCA, parte di un importante progetto di conservazione transfrontaliero il LIFE Lynx, è per il WWF un drammatico attacco all’azione di ricostruzione degli ecosistemi fondamentale per il nostro futuro sul Pianeta.  La sua uccisione con un colpo di proiettile è un vero e proprio crimine di natura compiuto da un bracconiere: la conferma della causa di morte è arrivata con i risultati degli esami effettuati dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie in collaborazione con il Dipartimento di Veterinaria dell’Università di Udine e il supporto dell’Istituto Entomologico dell’Università di Padova.

La lince Sofia ripresa da una camera trap prima che venisse uccisa

“Non è stato solo ucciso in maniera barbara e crudele un animale protetto, ma qualcuno ha deliberatamente voluto cancellare un simbolo della natura selvaggia i cui equilibri garantiscono anche la nostra sopravvivenza – ha dichiarato Isabella Pratesi Direttrice Conservazione del WWF Italia -. Il progetto di reintroduzione delle linci sulle Alpi orientali rappresenta un primo importante passo verso un atteggiamento diverso della comunità umana verso la natura: non più distruggere ma iniziare a ricostruire la natura che abbiamo perso, degradato o distrutto. Con enormi sforzi stiamo aiutando una specie nei territori che gli appartenevano e da cui è stata in gran parte cacciata, in maniera aggressiva e miope. Il bracconiere che ha compiuto questo gesto ha colpito un importante progetto, che aveva visto la collaborazione di tutti gli attori locali per riportare questo magnifico ed importante animale nelle Alpi orientali”.

Un grave danno per la popolazione appena ricostruita grazie agli sforzi di conservazione

La comunità umana ha, infatti, capito che non può avere un futuro su questo Pianeta senza un’effettiva azione di ricostruzione degli ecosistemi e degli equilibri naturali da cui dipendono anche le nostre vite; ma perché questo messaggio arrivi a tutti i livelli della società dobbiamo ancora lavorare molto e non scoraggiarci neanche di fronte l’efferatezza di quello che è successo. È importante anche ricordare che l’uccisione di una singola lince rappresenta una significativa perdita economica, dati gli investimenti che l’Unione Europea, i Carabinieri forestali, il progetto Lince Italia dell’Università di Torino e gli uffici WWF dell’Arco Alpino hanno portato avanti in questi ultimi anni.

“Ma non sarà il piombo di un criminale a fermare il futuro della lince sulle Alpi- aggiunge Gianluca Catullo, responsabile Specie e habitat del WWF Italia-, e proseguiremo nella nostra collaborazione con i Carabinieri Forestali, i tecnici del Progetto Lince Italia e gli altri partner di progetto.  Il rafforzamento della popolazione di lince nelle Alpi è un obiettivo troppo importante e per attuarlo serve la collaborazione a tutti i livelli. La tutela non deve avere confini, così come non ne ha la fauna che deve essere libera di spostarsi all’interno di corridoi faunistici sicuri”.

Il WWF Italia, assieme agli altri uffici alpini, valuterà la possibilità di costituirsi parte civile nel processo che ne scaturirà.

La lince Lynx lynx è il mammifero più raro del panorama faunistico nazionale che si sta cercando di salvare dall’estinzione attraverso un programma di rafforzamento avvenuto la scorsa primavera denominato ULyCA. La lince Sofia era una femmina di 6 anni proveniente dal cantone del Giura, in Svizzera. Il suo nome era stato scelto dal WWF Italia, uno dei partner che sostengono il progetto WWF ed era stata rilasciata il 16 marzo scorso.

Il progetto per riportare la lince nei nostri territori

ULyCA (Urgent Lynx Conservation Actions), integrato nel progetto comunitario LIFE Lynx, è un progetto dei Carabinieri Forestali, e Progetto Lince Italia dell’Università di Torino, ente che si occupa degli aspetti tecnici e logistici. Importante il supporto ricevuto da WWF Italia, Germania, Svizzera e Austria, oltre alla collaborazione del gruppo di lavoro “Caccia e lince” che riunisce le associazioni venatorie regionali. La realizzazione di questo progetto è stata possibile solo grazie alla fattiva collaborazione del  Servizio Biodiversità del Friuli Venezia Giulia, dell’Autorità Veterinaria Regionale (ASUFC), del  Corpo Forestale Regionale, del team dell’Ufficio Federale dell’Ambiente (BAFU) in Svizzera, della Cantone del Giura, KORA, responsabile delle catture di lince in Svizzera, l’Istituto per la salute dei pesci e della fauna selvatica dell’Università di Berna e le due stazioni di quarantena degli zoo Goldau e Dählhölzli (entrambi in Svizzera). In Romania sono stati fondamentali l’Ufficio per la Biodiversità del Ministero dell’Ambiente, delle Acque e delle Foreste, Romsilva (Agenzia Statale per la Gestione delle Foreste e della Caccia) e l’ACDB, un’organizzazione di biologi attivi nel campo della conservazione. Infine, in Croazia il Ministero della Protezione Ambientale e della Pianificazione Territoriale nonché le Università di Zagabria e Karlovac e in Slovacchia il Ministero dell’Ambiente e lo zoo Bojnice che si sono occupati professionalmente della lince Karlo.

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