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Che fine fa la transizione ecologica?

Il WWF si rivolge al governo appena insediato: non possiamo più permetterci l’errore di separare la questione ambientale da quella economica

Le domande del WWF al nuovo Governo appena insediato

Al nuovo governo ora nel pieno delle proprie funzioni la prima, non banale, osservazione è che il ministero della Transizione ecologica si è trasformato nel ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica. Al di là dell’ennesimo cambio di denominazione, legato questa volta più alla situazione contingente che a scelte strategiche, si tratta di un passo indietro politico e programmatico visto che il cambio di nome del ministero arrivato con il governo Draghi (e richiesto a gran voce dal mondo scientifico e da quello ambientalista) era finalizzato a facilitare il processo di conversione necessario e urgente delle politiche, del mondo produttivo e dei modelli di consumo rispetto alle sfide che il cambiamento climatico e la crisi di biodiversità pongono al nostro presente, alla nostra sicurezza e alla nostra capacità di creare benessere. Indirizzo confermato, a fine legislatura, dalla modifica degli articoli 9 e 41 della Costituzione con l’inserimento della tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi tra i principi fondamentali della nostra Carta, subordinando l’iniziativa economica privata al principio di non arrecare danno all’ambiente.

Le due domande del WWF al nuovo esecutivo

In questo quadro ci sono due domande da rivolgere al nuovo esecutivo: che fine farà la transizione ecologica nelle politiche pubbliche? Quale ruolo avranno le vere grandi emergenze del nostro tempo (cambiamenti climatici e perdita della biodiversità) nell’indirizzo politico dei prossimi anni? Domande dirimenti da cui discendono questioni fondamentali per il nostro futuro, a cominciare dalle politiche industriali e dall’urgenza di recuperare il gap tecnologico e di investimento nelle energie rinnovabili e nella mobilità sostenibile che sono in tutto il mondo un driver importantissimo della sicurezza e dello sviluppo energetico. Da questo punto di vista non rappresenta un buon segnale il fatto che l’ex ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani, sia sta scelto come consulente del Governo per l’energia, considerato che durante il suo mandato non si è contraddistinto per una reale spinta verso l’uscita dalla dipendenza dalle fonti fossili climalteranti.
Se la prospettiva economica e sociale a livello internazionale e comunitario è quella della sostenibilità, i prossimi anni dovranno essere quelli della transizione. Altre economie che stanno già investendo con forza su modelli produttivi maggiormente sostenibili.
Va chiarita anche la questione della creazione di un ministero del Mare, che pur dimostrando una particolare attenzione per tematiche sinora troppo spesso trascurate, rischia di trasformarsi in un boomerang se comporterà una frammentazione delle competenze nella tutela dell’ambiente marino.
«Non può esistere – ricorda il presidente WWF Luciano Di Tizio – una transizione lenta, è tempo di stabilire procedure certe che garantiscano l’applicazione del principio secondo cui i piani e i programmi che vengono posti in essere non devono arrecare danni significativi all’ambiente: un principio che dovrebbe essere già applicato per il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) il cui bilancio ambientale, però, al di là delle rendicontazioni presentate, è ancora da farsi.

Gli obiettivi posti al 2030 dall’Unione Europea

Per raggiungere gli obiettivi posti al 2030 dall’Unione Europea al fine di contrastare il cambiamento climatico (ridurre le emissioni di gas serra di almeno il 55%) e la perdita di biodiversità (proteggere il 30% di superficie a terra e a mare) è indispensabile agire in questa legislatura attraverso una serie di leggi, piani e programmi non più rinviabili. Non possiamo più permetterci l’errore di separare la questione ambientale da quella economica, considerando la prima solo in funzione di un eventuale vantaggio economico senza considerare le conseguenze ambientali».
Ci aspettiamo di vedere il nostro Paese tra i protagonisti già dalla Cop-27 sul clima, da cui deve emergere una concreta conferma degli Accordi di Parigi, e dalla Conferenza globale sulla biodiversità: l’Italia può e deve farsi motore propulsore di una nuova era di benessere e armonia con gli ambienti naturali.
Durante la campagna elettorale il WWF ha proposto l’adozione di tre provvedimenti fondamentali per il nostro Paese: un Codice della Natura che riunisca, sistematizzi, semplifichi e innovi la legislazione sulla tutela della biodiversità, una Legge sul Consumo del Suolo, di cui si discute, invano dal 2012; una Legge sul Clima.

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