Pandanews

40 milioni di persone in più soffrono di insicurezza alimentare

La nostra salute è imprescindibile dal benessere degli ecosistemi: purtroppo entrambi sempre più in peggioramento

Solo sistemi alimentari sostenibili possono garantirci sicurezza e salute

La perdita dell’80% della ricchezza e della diversità di vita sul Pianeta è imputabile a quello che mangiamo, così come 1/3 delle emissioni di CO2 e il 70% dei prelievi di acqua dolce.  Un sistema alimentare molto nocivo per l’ambiente ma anche per la salute delle persone e per la nostra sicurezza alimentare, come emerge dall’ultimo rapporto “Living Planet Report 2022” pubblicato pochi giorni fa dal WWF e dalla ZSL (Zoological Society of London).

  • Living Planet Report 22
    Living Planet Report 22

    L'ultimo rapporto pubblicato il 13 ottobre dal WWF e dalla ZSL (Zoological Society of London)

16 ottobre, Giornata mondiale dell’alimentazione

Nella Giornata Mondiale dell’Alimentazione il WWF, grazie al programma Food4Future, rilancia l’invito alle istituzioni e all’intera filiera, di trasformare un sistema ormai insostenibile e invia un messaggio a tutti i consumatori ad adottare stili alimentari più responsabili per la nostra salute e per l’ambiente: in Italia abbiamo la migliore delle diete possibili, la Dieta Mediterranea, modello alimentare riconosciuto nel mondo. Ma i dati mostrano che gli italiani (soprattutto i giovani) non seguono più questo stile sano e sostenibile e siamo sempre più in sovrappeso e malnutriti, a causa di abitudini alimentari non corrette e una vita sempre più sedentaria.

Negli ultimi 30 anni, si è assistito a importanti “deviazioni” dal modello originale.  Se non avviamo urgentemente una transizione del sistema alimentare, peggioreremo in maniera sostanziale la sicurezza alimentare, la qualità e la quantità delle risorse naturali e la crisi climatica, con ripercussioni sulla salute e sul benessere delle persone. La buona notizia è che tutti possiamo dare un grande contributo per noi e per il Pianeta, cominciando dalla tavola.

Basta recuperare le abitudini dei nostri nonni, la cui dieta aveva poca carne (50 anni fa il consumo di carne era circa 25 kg a testa l’anno, oggi è triplicato), con abbondanti porzioni di cereali, legumi e frutta e verdura che seguivano le stagioni. Adottare comportamenti alimentari corretti, mangiando in maniera sana e bilanciata, può portare enormi benefici non solo per noi stessi ma anche per l’ambiente, la biodiversità e il clima.  Una garanzia anche contro le malattie. Dalle pratiche agricole sul campo, all’industria per la parte di trasformazione e di trasporti, fino ad arrivare a noi consumatori, ogni attore della filiera ha un ruolo chiave. Il cibo è al centro della salute umana e di quella ambientale, è una leva straordinaria per migliorare entrambe

Eva Alessi, Responsabile Sostenibilità WWF Italia

Cosa provoca il consumo eccessivo di carne

Se in Italia seguissimo la Dieta mediterranea, le emissioni giornaliere pro-capite sarebbero 2,3 kg di CO2e, in linea con gli obiettivi planetari. Ma quello che realmente gli italiani portano in tavola è diverso: si arriva a 4,5 kg di CO2e pro capite, quasi il doppio di quello previsto.

La causa? Il consumo eccessivo di carne, che contribuisce al 70% delle emissioni extra. Il passaggio dalle altre diete europee e americane (occidentali) al modello alimentare mediterraneo comporterebbe un risparmio di terreno di 10-18 m2 pro capite al giorno e un risparmio idrico di 100-240 litri pro capite al giorno. L’attuale modello alimentare italiano, rispetto alla Dieta mediterranea, ha un impatto maggiore del +133% sull’ambiente, del 100% sulla salute umana e +59% sull’economia.

Allevamenti intensivi
Maiali in allevamento intensivo

Un Pianeta più insicuro, anche sul cibo

Siamo di fronte ad un enorme paradosso. Guerre e conflitti, cambiamenti climatici e costo della vita sono le principali cause che spingono le popolazioni verso la malnutrizione e l’insicurezza alimentare, perché generano conseguenze gravissime sull’approvvigionamento di risorse per molti Paesi. Nonostante ciò, nel mondo continuiamo a produrre tantissimo cibo con impatti ambientali devastanti e ne sprechiamo almeno 1/3.  

Nel 2021 a livello globale, è cresciuta l’insicurezza alimentare, con circa 193 milioni di persone in 53 Paesi o territori che hanno sperimentato la fame. Quattro persone su dieci nel mondo, 3 miliardi in tutto, non hanno la possibilità di avere una dieta sana e allo stesso tempo altri 2 miliardi sono obese o in sovrappeso.

Oggi il problema della malnutrizione non è solo in termini di quantità di cibo, ma anche di qualità ed è così grave che l’insicurezza alimentare acuta (la fase più grave che rappresenta un rischio per la vita umana), è aumentata di quasi 40 milioni di persone rispetto al numero già record del 2020, mentre in alcuni Paesi, il sovrappeso e l’obesità incidono sulla mortalità più della fame.

La malnutrizione in aumento nei paesi sviluppati

La malnutrizione non è solo dei Paesi più poveri, aumenta nei paesi sviluppati. Anche i numeri della malnutrizione in Italia sono allarmanti: l’obesità interessa un adulto su dieci e un terzo dei bambini nella fascia d’età 6-9 anni è obeso o in sovrappeso, cifra che conferma il primato italiano a livello europeo. Obesità e sovrappeso registrano ampia diffusione in particolare nel Centro-Sud del Paese, dove la crisi economica e la povertà educativa hanno prodotto un impoverimento nutrizionale delle diete dei più piccoli. Studi mostrano che in Italia meno di un bambino su cinque delle scuole primarie ha un’alimentazione che segue i principi della Dieta mediterranea e come per 11 bambini su 100 durante l’emergenza Covid il pasto consumato a scuola sia stato l’unico completo della giornata.

Fame e obesità sono paradossalmente due facce di una stessa medaglia. Dobbiamo migliorare lo stato di nutrizione del Pianeta, eradicando ogni forma di malnutrizione nel mondo. Per raggiungere una sicurezza alimentare diffusa dobbiamo rendere i nostri sistemi alimentari più resilienti, capaci di affrontare “shock” improvvisi come quelli dovuti gli eventi climatici estremi. Non ci può essere resilienza senza sostenibilità non solo ambientale, ma anche sociale ed economica.  E dal momento che questi “sconvolgimenti” sono in continuo aumento, il cambio di rotta è urgente e deve essere parte integrante della risposta strategica alle sfide presenti e future

Eva Alessi, Responsabile Sostenibilità WWF Italia
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