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© Frédéric BASSEMAYOUSSE / WWF-Mediterranean

Pesca sostenibile

Pesca eccessiva e illegale

Una delle minacce più gravi per la sostenibilità dei nostri mari e di tutte le specie che li popolano è rappresentata dalla pesca eccessiva. Le condizioni degli stock ittici globali sono allarmanti.  Oltre alla pesca eccessiva e ad altre pratiche di approvvigionamento non sostenibili, come la pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata, la distruzione di habitat critici, la cattura accidentale di specie minacciate e di giovanili di specie target e il cambiamento climatico impattano pesantemente le risorse ittiche. Sulla base delle valutazioni della FAO, nel 2019 a livello globale la percentuale di stock ittici sfruttati entro livelli biologicamente sostenibili è scesa dal 90% del 1974 al 64,6% e la percentuale di stock ittici sovrasfruttati si stima sia al 35,4%.  Nel Mediterraneo la situazione è molto grave.  La maggior parte degli stock ittici commerciali (58% degli stock valutati) viene pescata al di fuori dei limiti biologicamente sostenibili e la pressione di pesca è ancora il doppio del livello considerato sostenibile (F/FMSY = 2,25) *. Tuttavia, grazie alle misure gestionali, la pressione di pesca nel Mediterraneo e nel Mar Nero è diminuita in media del 21% nell’ultimo decennio e, per alcune specie prioritarie soggette a misure di gestione, addirittura del 75%. Gli effetti di questa riduzione stanno iniziando a manifestarsi nell’aumento della biomassa di alcuni stock. 

La pesca illegale è una minaccia complessa e dilagante per gli stock ittici mondiali e per le comunità che dipendono dal pesce come principale fonte di sostentamento.  Secondo la FAO il pescato proveniente da pesca illegale rappresenta fino a 26 milioni di tonnellate di pesce catturato ogni anno. 

I controlli sulle importazioni in alcuni dei più importanti Stati europei sono ancora molto deboli e questo fa sì che le catture illegali riescano ancora a entrare nella filiera UE. Questa problematica è particolarmente presente nel caso degli elasmobranchi (squali e razze). La carenza di un sistema di dichiarazione e classificazione armonizzato, standardizzato, dettagliato e affidabile dei prodotti derivati da queste specie (al momento della cattura o della vendita) rende di fatto impossibili la tracciabilità e, di conseguenza, la gestione degli stock. Questa situazione ostacola gli sforzi volti a scoprire le catture illegali non dichiarate e non regolamentate, facilitando i casi di frode alimentare e rendendoli più difficili da individuare.  

Leggi il report

*Il rendimento massimo sostenibile (MSY) per un determinato stock ittico indica la massima cattura annuale

Pesca distruttiva

Il problema dello sfruttamento intensivo delle risorse ittiche non colpisce soltanto le specie di maggiore interesse commerciale, le cosiddette “specie target”, ma anche tutte quelle specie che vengono catturate accidentalmente da attrezzi da pesca poco selettivi. In particolare, gli attrezzi da pesca a strascico, trainati a contatto con il fondo marino, oltre ad essere poco selettivi distruggono al contempo habitat di fondo essenziali per molte specie.   

In Mediterraneo i tassi medi di scarto per le attività di pesca a strascico sono del 45-50%. Lo scarto ha un impatto sia sugli stock di interesse commerciale, perché colpisce gli individui giovani prima che abbiano raggiunto l’età riproduttiva, riducendo drasticamente la produttività degli stock stessi, sia sull’ecosistema, perché interi habitat marini vengono danneggiati e le reti trofiche sono alterate. Inoltre, specie minacciate come mammiferi marini o tartarughe marine vengono spesso catturate accidentalmente (bycatch).  

Quindi le attività di pesca distruttive e poco selettive hanno un doppio impatto sulla biodiversità marina: sfruttando intensamente la risorsa in modo non sostenibile, ma anche distruggendo habitat essenziali e causando la morte di molte specie non oggetto di pesca, catturate accidentalmente. 

La riduzione dello scarto della pesca è fondamentale anche per l’economia dei pescatori, infatti secondo la recente riforma della Politica Comune della Pesca, per le principali specie demersali, gli individui sotto la taglia minima di conservazione catturati accidentalmente devono essere sbarcati, ma non possono essere venduti per il consumo umano.  Queste catture occupano quindi un ingente spazio a bordo a discapito dello spazio disponibile per il pesce commerciabile. Sono quindi gli stessi pescatori che hanno interesse a evitare la cattura di tali individui. 

  • 34%
    degli stock ittici del Pianeta è sovrasfruttato
  • 58%
    degli stock ittici del Mediterraneo è sovrasfruttato
  • 70%
    Può essere la percentuale di pesce scartato nel Mediterraneo

Cosa fa il WWF

Lavoriamo con i pescatori affinché adottino pratiche più sostenibili, con le aziende affinché si impegnino nella trasformazione della loro filiera produttiva, verso un approvvigionamento più sostenibile, con le autorità nazionali e internazionali affinché garantiscano una gestione adeguata della pesca. Sensibilizziamo i consumatori verso un consumo responsabile di pesce. 

Scopri i consigli per un consumo responsabile di prodotti ittici nella sezione dedicata.

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