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Le specie salvate dalla scienza

Il 12 febbraio è il Darwin Day, giornata dedicata al padre della teoria dell’evoluzione. Ecco 5 storie di specie animali un tempo a rischio o vittime di pregiudizi e leggende, che grazie al progresso scientifico sono state rivalutate, protette e salvate

Domenica 12 febbraio è il Darwin Day

Domenica 12 febbraio si celebra il Darwin Day, in occasione dell’anniversario della nascita del naturalista padre della teoria dell’evoluzione e ispiratore della scienza della conservazione Charles Darwin, che con le sue opere e i suoi studi ha messo in discussione la visione antropocentrica del Pianeta.

Il ruolo fondamentale della scienza per la tutela della biodiversità

Da anni questa data viene festeggiata in diversi paesi con appuntamenti che ricordano i valori della ricerca scientifica e del pensiero razionale. Per questo il WWF vuole celebrare il Darwin Day parlando dell’imprescindibile ruolo della scienza nella conservazione del nostro patrimonio di biodiversità.

Darwin, infatti, ci ha fatto capire che solo la scienza può, da un lato aiutarci a diffondere le corrette conoscenze e a vincere ataviche paure e pregiudizi su molte specie animali, dall’altro permetterci di vincere la sfida della conservazione grazie a tecnologie innovative e azioni coraggiose.

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Le specie vittime di pregiudizi e leggende

Il lupo

Tra le specie da sempre vittime di pregiudizi e leggende c’è certamente il lupo. Vittima di persecuzioni e caccia selvaggia (sulla sua “testa” c’era addirittura una taglia), questa specie, mai realmente studiata, era giunta all’orlo dell’estinzione negli anni ’70 del secolo scorso in Italia. È da allora che grazie al WWF, al Parco Nazionale d’Abruzzo e ai primi studi scientifici l’immagine del lupo è stata “riabilitata”. La scienza, infatti, è riuscita a smentire molte delle credenze popolari che dipingevano il lupo come specie sanguinaria, che oltre ad uccidere pecore al pascolo era incline anche ad assalire i bambini nel bosco. I primi studi scientifici degli anni ‘70 hanno dimostrato come il lupo fosse un predatore selvatico, adattabile come pochi altri, capace certamente di predare bestiame domestico non custodito, ma con il quale i pastori potevano convivere grazie ad alcuni accorgimenti. La scienza ha svelato anche la sua grande capacità di movimento e la sua socialità unica, molto simile a quella di noi umani. Inoltre, le indagini scientifiche hanno fatto crollare anche la leggenda del lupo mangia-bambini. Il lupo si è rivelato essere decisamente un animale elusivo e notturno che rifuggiva l’uomo, e non un predatore di bambini.

Lupo
© Giancarlo Mancori per WWF Italia

Serpenti e pipistrelli in Italia

Una storia molto simile è quella vissuta da serpenti e pipistrelli in Italia. Le vipere per prime, ma anche natrici, biacchi, cervoni e le diverse specie di chirottero che vivono nel nostro Paese sono state nei secoli perseguitate e uccise perché considerate simbolo del “male”, vittime dell’ignoranza più che di reali responsabilità. Anche in questo caso il ruolo della scienza nella loro salvaguardia e rivalutazione davanti all’opinione pubblica è stato fondamentale: ha mostrato il reale valore ecologico di questi animali.

Serpente

I serpenti non sono animali aggressivi e simbolo di malvagità, ma anzi abili cacciatori di roditori e importanti tasselli degli ecosistemi dove vivono, mentre i pipistrelli nel nostro Paese non sono avidi succhiatori di sangue, ma fondamentali aiutanti nel contenimento degli insetti e in particolare delle poco amate zanzare (anche loro un giorno da riabilitare) Con le dovute accortezze, nessuna di queste specie rappresenta un pericolo per l’uomo.

Pipistrello
© Nicolò Razeto per WWF Italia

Le specie salvate dall’estinzione

Scienza e ricerca hanno avuto un ruolo fondamentale anche in azioni dirette di conservazione, che hanno salvato (o sono in procinto di salvare) specie oramai considerate da anni “condannate” all’estinzione. Ecco due degli esempi più celebri.

La lince iberica

La lince iberica (Lynx pardinus) è la specie di Felide più minacciata al mondo. Dagli inizi del secolo scorso la progressiva riduzione dei conigli selvatici, che costituiscono il 90% della dieta della lince, la persecuzione diretta dell’uomo e la distruzione e frammentazione del suo habitat hanno provocato una drastica contrazione della popolazione di lince nella penisola iberica. Nel 2002, i primi censimenti hanno rilevato la presenza di appena 94 linci in natura. Una popolazione ormai sull’orlo dell’estinzione. Dal 2006, però, è stata implementata una innovativa e ambiziosa azione, la riproduzione in cattività e la successiva reintroduzione di alcune linci in porzioni del suo areale storico in Andalusia. La scienza non aveva mai sperimentato prima questa coraggiosa soluzione per la salvaguardia di carnivori selvatici. Da allora i progetti di conservazione (realizzati in particolare dal WWF Spagna) sono proseguiti e la popolazione di lince continua a riconquistare i territori dai quali era scomparsa. Un successo di conservazione, realizzato grazie alle più recenti conquiste della scienza, che ha permesso di portare la popolazione di lince iberica a più di 1.300 individui in natura.

Lince iberica
Lince Iberica © WWF-Spain Luis Suárez

Il rinoceronte bianco settentrionale

Il rinoceronte bianco settentrionale (Ceratotherium simum cottoni) è estinto in natura nel 2008. Negli anni scorsi restavano in vita solamente due femmine, madre e figlia, in cattività. Ma nuove scoperte scientifiche hanno dato una nuova speranza a questa sottospecie. Le due femmine sono state per questo trasferite in una riserva naturale in Kenya, per un ultimo estremo tentativo. Un tempo quest’animale prosperava dal Congo fino alle savane di Kenya e Tanzania. Negli anni ’60 si contavano circa 2.000 individui. Il bracconaggio è stato alimentato dalla crescente richiesta di corni, che nel mercato nero sono sempre richiesti e hanno raggiunto prezzi elevatissimi. Per tentare di salvare la sottospecie, sono state sviluppate tecnologie avanzate di riproduzione assistita: campioni di sperma sono stati prelevati e accuratamente conservati prima che gli ultimi esemplari maschi morissero. Dopo molti tentativi, nell’agosto del 2019 gli scienziati sono riusciti a fecondare in vitro gli ovuli dalle ultime due femmine sopravvissute, Najin e Fatu. La creazione degli embrioni in vitro rappresenta una pietra miliare nella riproduzione assistita che può essere un punto di svolta fondamentale nel destino di questa sottospecie.

© Martin Harvey -WWF

L’ultima specie che può essere salvata dalla scienza siamo noi

Infine c’è ancora una specie che può essere salvata dalla scienza: l’uomo. Se vogliamo garantire un futuro a noi e alle generazioni che verranno, non dimentichiamoci mai di ascoltarla.

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